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Giu. 2012.

Ciao a chi mi legge!

(CONTATTATEMI su: “whiskyminicoll@virgilio.it” )

GALLERIA : foto di MIGNON di LIQUORI di un distinta azienda denominata.
Galleria : foto di MIGNON di LIQUORI nella galleria ALTRE DITTE ITALIANE

Sto impiegando molto tempo per completare, se mai ci riuscirò, questo sito.
Non lo faccio per “esibizionismo”, anche se ovviamente sono orgoglioso della mia collezione, ma per mettere a disposizione, a chi è interessato, la mia esperienza in questa tipologia di collezionismo e dialogare con loro. Anche se, purtroppo, i collezionisti di mignon sembrano una setta di Carbonari: vogliono restare, chissà perché, nascosti, conseguentemente insensibili alla mia richiesta o proposta (sta a voi…….).
Io sono disponibile anche, anzi specialmente, alle critiche su ciò che scrivo. Ed anche a correggere errori su ogni argomento trattato: ciò che scrivo si basa sulla lettura delle Etichette, la conoscenza dei contrassegni e la lettura di numerosi libri sui liquori, oltreché ovviamente, l’esperienza mia e di altri collezionisti; ma non si trova effettiva documentazione.
Non esiste un “Bolaffi” per i liquori, ma nel mio sito ci sono molte descrizioni, che, se proprio, abbisognano di “conferme”: se qualcuno può darne, specie le Aziende liquoristiche, sono più che ben accette ….
Consiglio di fare la ricerca col nome della ditta produttrice, —>> cliccando su  “GALLERIE” appaiono sei bandiere (stato di origine del prodotto), più due “extra” e cliccando su ognuna di queste CASELLE, appaiono le fotografie col NOME della Ditta che interessa, le cui B. fotografate appaiono cliccando sulla  relativa foto della singola ditta produttrice:  BONOMELLI  — BROTTO — CORA — BUCHANAN — MARTELL ecc…

Ciccando su “CERCA TRA LE GALLERIE” e scrivendo, nella finestra che si apre, una sola lettera, appaiono i nomi di tutte le gallerie del “mio” mondo, che hanno tale lettera come iniziale.

Oppure basta scrivere le prime due/tre lettere del nome della ditta nella finestra, che si apre cliccando su “Cerca tra le gallerie” e si apre automaticamente, accorciandone l’elenco, quella che si cerca, cliccandoci sopra nella casella blu, dopo averla scelta.

Se il NOME è composto da due parole (es.: DE CILLIS) esse, nella finestra, vanno separate col trattino: DE-CILLIS

Nella Galleria “ITALIA” la quarta galleria contiene le foto delle ditte produttrici che non hanno quella propria (alla fine di Agosto 2018 queste Aziende sono 338): sono ditte delle quali ho poche mignon raccolte in una, due foto solamente, oppure che hanno poco interesse a livello collezionistico: anche rare, ma poco interessanti generalmente, anche se a me sono quelle che più interessano e che piace cercare …

— >> Per le GALLERIE ” REGNO UNITO, IRLANDA, USA/CANADA” la ricerca va fatta col nome della Distilleria (cioè: produttrice del whisky) o, in mancanza, del “distillatore e blender”, ecc. …. , da ciò che risulta leggendo l’etichetta.

E’ possibile trovare le mignon della Ditta che interessa, anche cliccando in alto a des. su CERCA/search, una parola: vetrina, liquori, tipo di distillato ( es: grappe o grappa), nome della ditta (es. MARTINI), denominazione del liquore ( es: Pinch, che è uno scotch whisky della Haig,) ecc. Si vedranno solo le foto, senza alcuna spiegazione, e comparirà tutto quello dove c’è la parola che interessa, che può essere anche “Milano”, ma non la consiglio per una ricerca accurata, se non per poi andare sulla GALLERIA.
Sotto le foto, in calce alle fotografie richiamate dalla Galleria NOMINATIVA, ci sono le descrizioni e le indicazioni relative alle B. fotografate. Queste Gallerie sono 323, per un totale, con le altre 338, di 661 Aziende produttrici di liquori o distillati dai primi anni del ‘900 ad oggi…. (agg.to NOV.2021: sono molte di più … )
Nelle GALLERIE le prime foto, solitamente, riguardano le B. più importanti di quella Ditta, poi sono in ordine alfabetico per tipo di liquore.
Quando una B. ha tante Var. (varianti), prima della descrizione ho messo i numeri d’ordine, che indicano, con l’ultimo, la quantità di B. che ho dello stesso liquore, per poter, se interessati, vedere le diversità tra una e l’altra in foto diverse: più alto è in numero, più recente è l’ “arrivo” in collezione della B.
Per l’avanzamento progressivo, poiché le foto, per evidenti ragioni, non hanno le stesse dimensioni, è più comodo usare la “freccia” sulla tastiera del computer, oppure, per le sole GALLERIE, cliccando su “AVVIA PRESENTAZIONE”, sfileranno velocemente tutte le immagini di quella selezionata.

Essendo lento nel battere sulla tastiera, ho utilizzato molte abbreviazioni:

—–> : indica un particolare importante della E. o B., oppure della descrizione illustrata.

——> il << cercine >> è l’anello di vetro posto al vertice dell’imboccatura delle bottiglie.
// : indica SOTTO, solitamente per più tappi od etichette nella stessa foto.
al. : in alto, alti
B. : mignon ed anche bottiglie
bl. : blended
bou.: bourbon
car. : carattere/ri
cil. : cilindrica/co
Co. / co. : colore, colorato
Contrass.: Contrassegno in carta filigranata IMPOSTA FABBRICAZIONE SPIRITI; successivamente specificato ANCHE per tipologia di
DISTILLATO: ACQUAVITE DI VINO (INVECCHIATA…) / DI CEREALI / DI FRUTTA / DI CANNA / DI AGAVE /
oppure IMPOSTA FABBRICAZIONE GRAPPA.
diff. :differenza/e
div. :diverso/i/a/e
E. : Etichetta/e
ev. : (in) evidenza / evidente
fasc., fas. : fascetta = bis del contrassegno in carta filigranata, applicato dal 1952 e con molte modifiche successive.
“grandi”: s’intendono le normali bottiglie in commercio, da 1/2 litro almeno.                     Spesso hanno un Tms1l. col contrass. met. (sig.) o cartaceo (fasc.).
id. : identico/i/e. Si riferisce, se non diversamente specificato, solo alle                                                                     mignon della galleria che si sta guardando.
imp. : importante
L. : Litro
ling. : Linguella. Nelle successive tappature (anni ’60), al “moderno” Tmv., nella parte inferiore “a strappo”, era unita una linguella per l’applicazione del contrassegno metallico. Per la sostituzione col contrassegno in carta filigranata, veniva coperta quando lo si applicava attorno al collo della B.,                                                                                                 subito sotto il cercine .
mar. : marcato, in riferimento al logo, oppure al nome dell’Azienda impresso o stampato sul tappo. Anche in rilievo sul vetro.
mod. : modifiche/modificato
part. : particolare/i
prec. : precedente
prop. : proporzioni
S. : Scritte: riferite alle mod. delle parole, alla diff. lunghezza delle righe, ai caratteri.
sc. wh. / wh. : scotch whisky (UK) / whiskey (USA)
Sig. : Contrassegno metallico IMPOSTA (FABBRICAZIONE) SPIRITI: Regno con fasci, Regno, prima Rep.(1a), seconda Rep. (2a).
Per quanto sia “allergico” a questa definizione (bollino “sarebbe” più accettabile, perché non ci sarebbe l’aggettivo con l’ingannevole significato …), devo scrivere così per velocizzare.
succ. : successivo/i
T. : come tappatura o chiusura in genere.
Tasc. : Tascabili: mignon solitamente da cc. 100, piatte o quasi, da poter mettere anche nella tasca posteriore dei calzoni: molto in uso
parecchi anni addietro. Vengono ancor oggi commercializzate.
Tms1l, Tms2l:   Tappo a strappo con una o due linguette lungo il collo della B.
Tms. :   Tappo a strappo con linguella in alto
T. sugh.:   Tappo in sughero.
Tps. :   Tappo in plastica a strappo, con linguetta laterale.
T. clip :  Tappo in plastica non a strappo (per le B. italiane), che si può aprire ruotando l’anello superiore zigrinato, o (una freccina lo indica) spingendolo verso l’alto col pollice.
V. : Vetro/i
Var. : Variante: indica tutte le differenze tra le B. in foto o, comunque, una differenza con altre della stessa GALLERIA.
Zigr. : Zigrinato: riferito ai Tps. che non hanno la linguella laterale, ma la parte superiore circolare ad incisioni verticali;
solitamente sono T. plast.. più vecchi: anni 1967 / 1971.

Cari amici collezionisti, oppure solo curiosi, oppure interessati per la prima volta,

nella mia collezione, o meglio, nel mio modo di collezionare bottigliette e bottiglie di liquore ( che, per comodità, chiamerò d’ora in poi ” B.”), una parte importantissima hanno quelle che noi collezionisti chiamiamo VARIANTI (Var.), cioè i particolari che rendono diverse tra di loro le mignon dello stesso liquore: spesso sono numerose, dettate dal periodo di fabbricazione, dalle leggi vigenti, dalle necessità di mercato, dalla comodità di fabbricazione e di distribuzione, dall’accettazione del mercato, dalla necessità di pubblicità per creare consumo, con conseguente distribuzione e  vendita ….. Quest’ultima è senz’altro stata uno dei veicoli pubblicitari di maggiore successo, vista la mole di mignon di “tutte le età”, che noi collezionisti siamo  riusciti a trovare un po’ in tutto il mondo e che perciò sono state prodotte “da sempre” ed in quantità anche notevoli.

Esagerando, purtroppo, ed inflazionando il mercato italiano già negli anni ’60, ’70, con ditte che producevano soltanto mignon da mettere sul  mercato per il piacere dei collezionisti: piacere che durò pochi anni, perché non soddisfò chi le aveva acquistate, non esistendo la corrispondente “bottiglia litro”, cioè quella da normale consumo casalingo, o da mescita nei bar, della quale la mignon era fedele riproduzione e dava il giusto motivo per collezionarla. Così negli anni ’80 cominciò un letargo, probabilmente finito negli ultimi anni del 1990, quando, visitando il VINITALY di Verona, ebbi la possibilità di “rivederle”, proprio per il motivo per il quale era iniziata la a suo tempo la distribuzione: pubblicizzare il prodotto.

Fu proprio questo, all’inizio, lo specifico motivo per cui le mignon venivano distribuite, cioè pubblicizzare il medesimo liquore e la ditta che lo produceva: i primi rappresentanti, PIONIERI di questa realtà industriale, andavano dai clienti anche in bicicletta per portare i loro prodotti!

Devo comunque dire, che la grande pubblicità, ovviamente non solo per i liquori, fu quella fatta attraverso i manifesti pubblicitari, che cominciarono a campeggiare sui muri delle case di Francia e, successivamente su tutte le strade importanti, fino dalla seconda metà del 1800 ad opera di famosissimi pittori francesi dell’epoca, come Edouard Manet ( per la famosa libreria Rothschild di Parigi), Georges Meunier, Jules Chéret, i quali misero la loro arte al servizio dei liquori di produzione francese e specie per il COGNAC, ormai monopolio della regione francese della CHARENTE / CHARENTE MARITIME, unitamente ad un altro distillato d’eccellenza, prodotto nella regione di ARMAGNAC.

Fu la Francia, infatti, durante la “Belle Epoque” che accompagnava un periodo di benessere per lo stato, a promuovere le prime campagne pubblicitarie per esportare nel mondo conosciuto il suo prodotto migliore: il distillato dal vino ricavato con le uve raccolte nella regione di Cognac, appunto. I manifesti diventarono vere opere d’arte ed  il più importante veicolo pubblicitario dell’epoca. Dalle mignon che sono riuscito a trovare, deduco che un forte commercio si sviluppò verso gli Stati Uniti proprio subito dopo la fine del PROIBIZIONISMO (1933).

Centinaia di artisti si impegnarono al massimo in  tutta l’Europa di allora con risultati eccellenti, che diedero fama e denaro ad alcuni, il cui lavoro venne richiesto anche oltreoceano: Alfons Maria Mucha, cecoslovacco, Lucien Achille Mauzan, francese, Leonetto Cappiello, italiano.  Ed  in molte opere la loro arte raffigurava “dall’alto”  il liquore da pubblicizzare e portare al successo commerciale, così come la mignon, fedele riproduzione della bottiglia, veniva direttamente consegnata al cliente per ” l’assaggio diretto”.

Enorme importanza nel settore commerciale è stata data anche dal grande sviluppo dell’oggettistica pubblicitaria, forma primaria di collezionismo, anche questa con produzioni di altissimo pregio e con una vastissima gamma di oggetti, i più disparati: bicchierini, statue, modelli di ogni tipo, specchi, orologi, posacenere, rendi resto, ventagli, cavatappi, temperini, carte da gioco, cartoline…..

Questa forma di collezionismo è sviluppatissima “da sempre” e, per ciò che mi risulta, non ha mai avuto un calo, se non per la sempre più difficile reperibilità di materiale sul mercato e, vi assicuro, non c’è collezionista di liquori, che non abbia qualche vecchio “oggettino” pubblicitario in casa.

Abbiamo notizie delle prime produzioni di mignon in Italia, nate come campioni assaggio, alla fine del 1800 ( grosse ditte, alcune nate molti anni prima del 1900, come STOCK, BUTON, GAMBAROTTA, PILLA, ALBERTI, FLORIO): mignon praticamente introvabili.

Ma, tornando all’argomento VARIANTI (Var.), nel tempo le ditte produssero molte mignon, differenti tra loro, anche se dello stesso liquore, proprio per i motivi sopra accennati, cosicché le differenze si trovano già nei campioni delle produzioni liquoristiche anni ’30, ’40, ’50: chicche per noi collezionisti!

Personalmente, ho in collezione almeno 80 mignon di Brandy Vecchia Romagna BUTON, dagli anni ’30 a poco prima di “ieri”, più numerose bottiglie grandi, cioè contenenti 1/2, 3/4, 1 ed anche 2 litri, ovviamente tutte diverse: se ce ne sono così tante, diverse, ci sarà pure un motivo ….

La distilleria Giò Buton ha sempre prodotto le mignon dei suoi liquori:  le più vecchie hanno il tappo in sughero ( all’epoca le imbottigliavano ed etichettavano “a mano” ed avevano una capacità di 80 cc).  Poi il progresso permise di aumentarne la produzione industriale: le mignon, pur mantenendo la tradizionale forma “a tre facce”,  diventarono più piccole (cc. 40, cc. 30, cc. 25, più che altro per esigenze fiscali) con il tappo a strappo in metallo, poi in plastica ed oggi a vite con lo strappo ( ultimamente si limita a distribuire quelle del Brandy Ve. Ro.): queste sono differenze sostanziali per il collezionista, che senz’altro ne ampliano la collezione.
Lo stesso dicasi di Aziende come STOCK, MARTINI, CINZANO, COBIANCHI (Amaro Montenegro), BERTAGNOLLI, MARZADRO, che hanno sempre tenuto vivo il mercato, anche se di “nicchia”.

Altre differenze importanti sono le scritte riportate sull’ etichetta e le dimensioni del vetro che invitano  ad una osservazione molto attenta, oltreché ad una conoscenza dei motivi di tali variazioni, più che altro per sapere cosa cercare: solitamente le scritte variano per esigenze dettate dalle continue modifiche della legislatura che disciplina la vendita delle bevande alcoliche, da “sempre” fonte di reddito per lo stato rapinoso, che ha costretto il mercato delle mignon ad un drastico ridimensionamento ed a farle quasi scomparire dai tradizionali posti di vendita. Mentre il vetro varia spesso per motivi estetici o di imbottigliamento.

Probabilmente, però, la prima differenza che si nota nella mignon è la forma del vetro, poi il tipo di chiusura (vedi quelle della Buton, per l’appunto), che, unitamente ai particolari sopra accennati, danno senz’altro la possibilità di datarle con buona approssimazione e, conseguentemente, valutarne la rarità e l’interesse collezionistico: non sempre vecchio significa di valore! Posso dire con sicurezza, che quasi sempre la forma del V. è indicativa della regione di produzione (vetri dei Vermouth sono tutti molto somiglianti e “molto piemontesi”) o delle confinanti, almeno fino a quando (primi anni ’60) i rappresentanti delle vetrerie poterono spostarsi velocemente sulle prime autostrade: vedere i V. delle G.M.A.!

Ricordo a tutti, che circolano molti, troppi falsi; specialmente (ovvio) delle mignon più vecchie e ricercate. Sono quelle che vengono soprannominate “bollini” e cioè quelle mignon ( generalmente superiori a cc 60,00, fino a cc 100,00) alle quali venne applicato il contrassegno di stato per liquori in metallo leggero.

Esso consisteva in una doppia “medaglietta” di alluminio, unita da una stretta lamina. Le due  medagliette, con un’apposita pinza venivano incastrate una nell’altra, dopo avere fatto passare tra le due  un filo di corda (irrobustito ed irrigidito da un filo metallico), che si faceva incrociare, solitamente,  sul cercine   (la sommità del collo col vetro ispessito, dove viene inserito il tappo di sughero ) della bottiglia di liquore e che, “aggrappato” ai lati di essa, ne impediva l’ apertura, che diventava così possibile solo rompendo la cordicella ( art. 126 del Regio decreto-legge 2 Febbraio 1933-XI n. 23 del Ministero delle Finanze), danneggiando irrimediabilmente la “sigillatura”.

Il tutto era eseguito manualmente, perciò si può ben intuire che questo tipo di mignon non poteva essere fabbricato in quantità notevoli, anche se, per certe vecchie ditte e con certi liquori, non sembrerebbe così: con la meccanizzazione, si usava il tappo metallico “a strappo” mediante una linguella scanalata al centro, dove il contrassegno metallico si infilava prima dell’applicazione a pressione.

Ergo, si trovano con molta difficoltà. Quasi sempre in vecchie collezioni private.

Oppure, molto più facilmente, iscrivendosi al Club delle Mignonnettes (ASSOCIAZIONE ITALIANA COLLEZIONISTI LIQUORI), come feci io “alcuni” anni fa.

Il Club delle Mignonnettes ti permetterà di entrare in un ambiente collezionistico diverso, divertente e ben organizzato: una rivista molto bella ti mostrerà mignon di alto antiquariato ed emissioni nuovissime nel mercato liquoristico attuale, potrà metterti in contatto con i collezionisti attraverso la comunicazione delle mostre-mercato, le aste e mercatini che il Club  organizza  in tutta l’Italia.

Vai su       www.clubdellemignonnettes.it

Purtroppo, anche in questo tema collezionistico pullulano i “falsi d’autore”, le mignon manomesse, le mignon inventate, le mignon uniche e non mancano nemmeno i “millantatori”, che ne vendono, specie su eBay, sempre di “rarissime” e “anni ’60/’70” ( che possono essere, sì, rare, se del  1961, ma comunissime, se del 1979…..!).

Da anni combatto contro questo “fenomeno”;  difficile da soppiantare, più che altro perchè non esistono pubblicazioni ufficiali, che possano aiutare il collezionista a fare le distinzioni, o conoscerne l’anno di fabbricazione, se non con l’aiuto dei produttori, i quali difficilmente, comunque, possono contribuire, perchè non esistono archivi di questi prodotti, in special modo se si tratta di mignon antecedenti gli anni ’50.

Successivamente era noto solo il valore commerciale, che, già nei primi anni ’60, era di livello consumistico, con  produzioni molto elevate ( nella galleria ITALIA  alla voce  G.M.A.  si mostrano, e non completamente, il numero di bottigliette prodotte dalla ditta G M A e sue “successive modificazioni” )

STOCK,   BUTON,  CINZANO,  MARTINI,  GAMBAROTTA,  PILLA,  RAMAZZOTTI,  CUCCHI,  CARPANO,  ALBERTI (liquore Strega), AVERNA,  ISOLABELLA,  LUXARDO,  FLORIO,  ROSSI d’ASIAGO: queste aziende hanno sempre prodotto, con intervalli più o meno lunghi, mignon dei loro prodotti di vendita, occupando il mercato in maniera notevole.

E… meno male!…diranno i nuovi collezionisti, che per loro sono vecchie di trent’anni e non certo di facile reperibilità ormai.

C’è stato infatti un lungo periodo, almeno dai primi anni’80  fino alla fine degli anni ’90 almeno, durante il quale la produzione di mignon praticamente si arrestò ed io, che ormai da anni avevo cominciato con quelle di  nuova, al tempo, produzione, non trovavo più nulla di interessante, se non partecipando alle manifestazioni del Club delle Mignonnettes, la qual cosa si rivelò molto interessante, poichè cominciai ad interessarmi ampiamente dell’argomento liquori in genere e la mia passione aumentò: ora è grandissima ( mania, forse? ).

In seguito ho conosciuto INTERNET dove, navigando da anni  anche in eBay, posso dire di avere visto migliaia e migliaia di liquori di ogni tipo e di ogni paese, la qual cosa mi ha permesso di essere molto esperto ( ma non infallibile…) di mignon, specialmente di “falsi”, per l’appunto:  ne ho visti in USA, Francia, Olanda, Regno Unito, Uruguay….ed anche Italia, naturalmente!   Perchè io ho gli originali nella mia collezione e lo so perchè mi sono documenteto acquistando vecchi libri sull’argomento liquori e, cosa più importante, confrontandomi con collezionisti specialmente se più esperti di me e comunque, dopo essermi accorto che, da anni, avevo anch’io i miei “bei” falsi in collezione.

Ma è difficile dimostrarlo, se non descrivendo con esattezza le incongruenze  in base alla tua esperienza personale e sperando di avere la controparte che accetta le tue deduzioni: spesso sono state, poi, tolte anche da eBay. Ma un italiano mi ha dato, invece, del rompicoglioni ( ma… che abbia ragione?), mentre un altro mi scrisse che lui “le vendeva come le aveva comprate”, cioè: visto che lui si era fatto fregare, si sentiva legittimato a fare la stessa cosa ad un altro!

Un inglese, invece, dopo che gliele avevo rispedite, perchè manomesse, mi scrisse di non averle mai  ricevute ( non, che non era vera la manomissione! ), salvo, dopo alcuni mesi,  rimetterle in vendita. Ed altri casi ancora…

Come potete vedere, se c’è la passione, c’è anche da divertisi molto collezionando.  Importante è, a mio giudizio, non farlo da soli ed ampliare la propria conoscenza sull’argomento per sapere cosa si porta a casa; dietro una mignon di liquore, ci sono tanti altri argomenti molto interessanti da conoscere.

Frequentando le aste ed i mercatini organizzati dal Club, si possono anche stringere amicizie importanti, come è successo a me, che ora ho senz’altro due famiglie in più da frequentare con piacere, anche se non proprio sotto casa (Ciao Mimmo! Ciao Lillo!).

Sapere come viene prodotto il liquore, conoscere la storia delle ditte produttrici ed i periodi di produzione industriale, andare alla ricerca di vecchie notizie, vecchi articoli sull’argomento,  aiuteranno senz’altro a diventare esperti, a sapere con certezza di fare buoni acquisti, a sapere come e cosa cercare.

Qual è il collezionista che non cerca pezzi rari ( ‘sti….. “bollini” ), che arricchiscano la sua collezione?

Ma i furbetti sono in agguato: dato che troppi cercano solo “quelli”, se non ci sono …si fanno e spesso è molto difficile accorgersene. Ma la cosa peggiore è che non si può dimostrare! Se io l’ho in collezione e l’ho vista anche da altri collezionisti, posso confrontarmi, ma se non si è mai vista……e quante ne ho viste di “mai viste”!!

Se la cosa interessa te, collezionista, mettiti in contatto, ti risponderò con piacere.

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